L'epidemia di coronavirus esplosa all'inizio di gennaio 2020 ha causato l'isolamento della città di Wuhan, dove sono stati rilevati i primi casi, e di altri grandi insediamenti cinesi e ora sta limitando anche i trasporti aerei per l'estero.
Il 28 gennaio la compagnia britannica British Airways ha sospeso i voli per la Cina e altre compagnie potrebbero seguirla; anche la produzione industriale sta subendo le prime ripercussioni e sempre oggi la Toyota ha annunciato l'interruzione della produzione in Cina fino al 9 febbraio.
Sorge quindi spontanea la domanda se e quanto il coronavirus potrà influire sulla logistica, almeno nel breve termine, tenendo conto che l'epidemia è contemporanea al Capodanno cinese, che rappresenta un momento di piccolo del trasporto delle merci.
Secondo TransportIntelligence, le conseguenze per la logistica saranno "significative", considerando che "le reazioni al problema sono sposso più gravi del problema stesso". Una prima conseguenza nasce dalla stessa città di Wuhan, che è diventata un importante nodo del trasporto merci cinese, grazie alla sua posizione sul fiume Yangtze, per lo smistamento delle spedizioni tra la Cina centrale e il porto di Shanghai. Il suo isolamento richiede quindi il reindirizzamento d'ingenti flussi di merci, operazione complessa ma comunque non impossibile. Il problema potrà però aggravarsi molto se l'epidemia raggiungerà le metropoli costiere, dove operano i principali porti del mondo. Inoltre Wuhan è diventato un importante distretto industriale, con almeno 500 impianti di una dimensione rilevante.
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La diffusione del virus potrebbe colpire i lavoratori dei trasporti che operano con la Cina.
La federazione internazionale dei sindacati IFT ha diffuso alcuni consigli ai marittimi su come prevenire il contagio e al porto di Singapore è già stato attivato il controllo sanitario sugli equipaggi che sbarcano.
Tra i consigli ci sono quelli di evitare il contatto con animali vivi, mangiare cibi ben cotti e praticare una buona igiene. Più radicale il consiglio di Oasis P&I, che invita i marittimi a non sbarcare nei porti cinesi, a meno che non sia necessario. In caso di peggioramento dell'epidemia, le Autorità potrebbero stabilire quarantene per gli equipaggi provenienti dalla Cina o addirittura la chiusura dei porti, con conseguenze ben più gravi per il trasporto marittimo.
Ma prima del trasporto marittimo, l'epidemia potrà coinvolgere quello aereo, come dimostra la sospensione dei voli di British. Essa riguarda aerei passeggeri, che però trasportano nelle stive anche container per le merci. Se altre compagnie la seguiranno, potrebbe ridursi l'offerta di stiva da e per la Cina, influenzando soprattutto i collegamenti diretti tra aeroporti e stressando quindi il settore cargo.
FedEx ha già avviato misure di prevenzioni in Cina, fornendo ai suoi lavoratori mascherine e disinfettanti. Resta invece ancora imprevedibile l'impatto che potrebbe essere causato da un eventuale riduzione delle esportazioni cinesi e che coinvolgerebbe l'intera filiera del trasporto.
Data: 29 gennaio 2020
Fonte: http://www.trasportoeuropa.it/index.php/logistica/archivio-logistica/21423-il-coronavirus-cinese-